Il tradimento di Roma by Santiago Posteguillo

Il tradimento di Roma by Santiago Posteguillo

autore:Santiago Posteguillo
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Piemme
pubblicato: 2018-05-02T22:00:00+00:00


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IL CUORE DELL’HISPANIA

Turdetania, Sud dell’Hispania

Da maggio a settembre del 195 a.C.

Catone riuscì a ottenere il controllo di tutto il territorio a nord dell’Ebro, specialmente lungo la costa. Ebbe qualche difficoltà a sottomettere i Begistani, che vivevano nell’interno in prossimità del fiume Segre, ma alla fine soggiogò anche loro. La maggior parte delle città iberiche gli avevano obbedito e avevano distrutto le proprie mura e fortificazioni per timore di essere annientate dalle legioni del nuovo console di Roma. Solo Segeda si rifiutò, e fu rasa al suolo dall’esercito di Catone.

Assicuratosi il Nord, e per rispondere alle petizioni dei pretori situati oltre l’Ebro che non cessavano di richiedere aiuti, Catone si lanciò nella riconquista del Sud della penisola ispanica e partì da Tarraco in direzione del cuore della Turdetania, in quella che i Romani chiamavano Betica. Lì si concentravano le grandi miniere d’oro e d’argento di enorme interesse strategico per Roma. Dopo lo scoppio della rivolta generale in Hispania, il regolare flusso di minerali preziosi da quelle miniere si era gradualmente ridotto fino a cessare del tutto. Quello era un danno che Roma, prossima a dover affrontare nuove guerre contro i Galli e le varie leghe greche, o perfino contro la Macedonia, non poteva permettersi. Dunque, il recupero del controllo di quel territorio era essenziale per il prestigio di Catone, e a esso il console dedicò gran parte dei suoi sforzi durante la seconda parte della sua campagna in Hispania.

La situazione intanto si era fatta caotica: i Turdetani ricevevano aiuto costante da un popolo ribelle dell’interno della penisola particolarmente ostile a Roma, i Celtiberi. Questi inviavano un gran numero di guerrieri di fanteria e terribili reggimenti di cavalleria per appoggiare gli attacchi dei Turdetani, impedendo alle legioni d’imporsi. Catone dapprima tentò di sconfiggerli con le armi, tuttavia risultò impossibile: aveva bisogno di rinforzi ma si rifiutava di chiederli a Roma. Dopo aver criticato per anni gli Scipioni per le loro richieste di risorse, ora non poteva fare lo stesso. Provò allora a separare i Turdetani e i Celtiberi offrendo denaro a questi ultimi perché cessassero di appoggiare i primi. La negoziazione con il nemico era la strategia che Catone si era imposto per recuperare il controllo dell’Hispania, ma il suo mandato di console stava per scadere e lui non aveva più tempo.

Infine, grazie alla diserzione di alcune tribù dall’insurrezione generale della regione, riuscì a ottenere che il flusso di oro e argento riprendesse. La Turdetania non era ancora sottomessa, ma almeno poteva inviare minerali preziosi a Roma. Nel console albergava ancora la speranza di convertire quella debole vittoria in un’altra assai più epica, in modo da poter poi dirigere le sue truppe di nuovo verso nord, nell’interno della selvaggia Hispania in cerca dei terribili Celtiberi.

«Per tutti gli dèi! Tra tutti i popoli della Celtiberia, chi sono i più temibili?» chiese Catone ai pretori che amministravano la regione della Turdetania.

Uno dei veterani rispose con precisione e sicurezza.

«Sono in molti a vendersi come mercenari, ma i guerrieri più pericolosi sono senza dubbio quelli provenienti da una città che gli Ispanici chiamano Numanzia.



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